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Malgrado la grande abbondanza di studi sull'Italia del primo dopoguerra e la crisi dello stato liberale, sembra che il lavoro di ricerca sia lungi dall'essere completato.
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Ne è dimostrazione questo studio di Almerigo Apollonio sulla Venezia Giulia, che si dimostra, come spesso accade per le terre di confine, un osservatorio di grande interesse per analizzare contraddizioni e evoluzioni nella storia d'Italia. Lo studio di Apollonio ha due obiettivi principali, da un lato mostrare le difficoltà del passaggio della Venezia Giulia dallo Stato asburgico allo Stato italiano e la incapacità dell'amministrazione liberale a provvedere fino in fondo all'integrazione di questo territorio, dall'altro analizzare le origini del fascismo in questa regione. In questa analisi spiccano due elementi di forte continuità. Innanzitutto il ruolo dell'esercito, particolarmente forte in questa zona soggetta dalla fine della guerra all'autorità militare. L'autore in qualche parte del testo rinuncia ad osservare con tutta l'attenzione che meriterebbero i numerosi casi di possibile sedizione e la veridicità o meno di complotti militari, egli tuttavia dimostra la centralità di questo dato è particolarmente forte in quest'area, come è provato anche dall'impresa fiumana come il ruolo dell'esercito nella crisi dello Stato liberale fu, come già aveva ipotizzato Salvemini molte decine di anni fa, assolutamente centrale nel provocare la perdita di legittimità delle istituzioni liberali e nello sviluppo del movimento fascista, e conferma quanto resti ancora da studiare su questo argomento. Altro elemento centrale è poi l'importanza dell'interazione e del conflitto tra le diverse comunità etniche presenti sul territorio della Venezia Giulia e l'attenzione al tentativo di costruire una centralità della comunità italiana che ha modellato le istituzioni, anche religiose, la politica e l'ideologia (oltre che i collegi elettorali). Non serve ricordare come uno dei primi episodi della violenza fascista in Italia sia stato proprio l'assalto, da parte dei fascisti e con l'appoggio dell'esercito, all'Hotel Balkan che era la sede di alcune delle più importanti associazioni nazionaliste slave. Questa ricerca dimostra, una volta di più, quanto lo scavo documentario sulle origini del fascismo sia ancora necessario, tanto nell'analisi locale, quanto, e forse ancora di più, nell'interazione tra la dimensione nazionale e quella locale.