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Nadine Gordimer non è solo una artista e scrittrice, ma anche una donna che si è sempre spesa per le cause della giustizia. Se scrivere e vivere restano per lei due esperienze indissolubilmente legate, né l'una né l'altra possono prescindere dall'impegno etico e dall'assunzione di responsabilità.
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Nella sua vita si riconosce lo spirito autentico dello scrittore che parla e agisce in prima persona in nome della giustizia, denunciandone le violazioni ovunque esse si manifestino nel mondo. In questa raccolta, che comprende saggi, articoli, conferenze che spaziano nell'arco di mezzo secolo, da metà degli anni cinquanta a metà dei duemila, se ne dà una ricca testimonianza. Gordimer vi si svela narrando di sé, delle sue passioni, delle sue convinzioni, delle sue letture, del suo fare i conti con la storia, passando dalla lunga lotta contro il regime dell'apartheid in Sudafrica a quella condotta contro i pericoli rappresentati dalla minaccia alla libertà di espressione. Il volume si apre con il primo articolo da lei scritto per "The New Yorker", nel 1954, dove racconta come è diventata una giovane scrittrice in un paese razzista. Da questa esperienza discende la sua personalità artistica, politica e civile, nonché la coraggiosa presa di posizione a favore di Nelson Mandela e di altri membri dell'African National Congress negli anni della loro prigionia. Questo libro costituisce insieme un importante documento della storia politica e sociale del ventesimo secolo.