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«Consiglio a tutti gli europei di leggere il libro. In esso c'è l'inizio della loro storia contemporanea, tutta la complessità della nascita delle dittature in Europa».
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Sono le parole di Boris Pahor, scrittore di fama mondiale e ultimo testimone dell'incendio che nell'estate del 1920 distrusse l'edificio simbolo dell'emancipazione politico-economica della comunità slovena di Trieste. Inaugurato nel 1904 e incendiato dagli squadristi il 13 luglio 1920, il Narodni dom è rimasto un reperto storico scomodo anche nell'Italia del dopo regime. Esempio della contrapposizione fra nazionalità nell'ultima parte dell'Impero austroungarico, il palazzo fu oggetto precoce della repressione fascista di sloveni e croati nei territori orientali acquisiti dopo la Grande guerra. Nel secondo dopoguerra l'interesse per la storia del Narodni dom è stato prevalentemente motivato - e pertanto inquinato - da polemiche e umori locali. Traendo spunto dal centenario dell'incendio, questo libro, che si avvale sia di una folta messe di documenti archivistici internazionali, sia di racconti e testimonianze di persone comuni, pone per la prima volta l'episodio come un perno attorno al quale vertono le dinamiche che hanno contraddistinto la storia di Trieste, dell'alto Adriatico e dell'Europa in generale nel Ventesimo secolo, fino a oggi.