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La siccità, i governi e i ladri di bestiame strappano Juan e la sua famiglia da una vita contadina, decorosa ma sempre più povera, e accendono in loro il miraggio della grande città, con le sue promesse di benessere e lavoro.
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Anche Anarina e sua madre, che filavano lana e vendevano vestiti in città, rimangono sole e senza un soldo e si ritrovano a dormire sotto i ponti; anche loro per colpa dei cattivi governi, e dei ladri. Juan e Anarina arrivano a Villa Cartòn, dove approdano i disperati da tutti gli angoli del Paese, e qui sopravvivono diventando cartoneros: separano i cartoni sani da quelli sciupati e rovistano nei bidoni della spazzatura, in cerca di qualcosa da vendere. Qui si conoscono, si promettono amore, lui sperimenta la lotta sindacale e la repressione del potere, fuggono infine da quella miseria e ritornano al Nord, “dove ci sono fichi d’India, alberi di mistol e montagne azzurre”: una vita umile e faticosa, ma finalmente libera come l’aria. (Liberweb)