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Il progetto per la nuova sede dell’Università di Trieste del 1938 segna il compimento di un sogno che la città aveva lungamente inseguito fin dai tempi del governo asburgico e che dopo l’annessione al Regno d’Italia aveva cominciato a prendere forma.
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L’istituzione della regia Università degli studi economici e commerciali con il Regio Decreto datato 8 agosto 1924 è il primo passo ufficiale, seguito dall’ampliamento delle facoltà e la conseguente necessità di realizzare un complesso edilizio universitario, che coincide con l’elevazione al rango di Studium generale nel 1938. Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’università di Trieste che si svolgono tra il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe jugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo militare alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954.
Gli architetti, Raffaello Fagnoni e Umberto Nordio, e l’ingegnere Enrico Bianchini dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti costruttivi, strutturali, decorativi; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio ‘monumentale’, il quale dovette essere adattato a cambiamenti legati a nuove esigenze di uso e figurative. Il volume nasce dalle ricerche svolte per la tesi di laurea dell’ingegner Valentina Fernetti e successivamente arricchite da documentazione d’archivio, in particolare i fondi di Raffaello Fagnoni e Enrico Bianchini conservati presso l’Archivio di stato di Firenze. Altrettanto preziosi si sono rivelati l’Archivio storico dell’Università di Trieste, l’Archivio di stato di Trieste, l’Archivio progetti dello IUAV, oltre a numerosi fondi privati. Si sono potute così ricostruire le vicende di cantiere caratterizzate dall’adozione di soluzioni strutturali coerenti con le limitazioni imposte dalle sanzioni, l’impiego di pregevoli finiture per i materiali di rivestimento sia esterni che interni, l’apparato decorativo – bassorilievi, sculture, mosaici, arazzi – e gli arredi – per l’Aula magna, l’aula per il Senato accademico, aule di lezioni, esami e lauree – con tavoli, sedie, poltrone, lampade. Tra gli artisti che collaborano al completamento dell’edificio ci sono Marcello Mascherini, Ugo Carà, Anita Pittoni, Mario Moschi, Tranquillo Marangoni, Giò Ponti.
La storia dell’edificio si è arricchita grazie a documenti che ne hanno rivelato l’elaborata stratificazione, svelando connessioni a fattori storici, sociali e politici che restituiscono un periodo complesso per la città, nel quale si riflettono echi lontani e vicini di uno scenario internazionale, caratterizzato da conflitti e utopie. L’incremento della bibliografia emerso tra la prima edizione e la riedizione è segno di un crescente interesse sia a livello nazionale che internazionale.