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Romanzo scritto nel 1861 dall'autrice, il cui vero nome era Mary Ann Evans (1819 - 1880) ma si celava sotto lo pseudonimo maschile di George Eliot. La storia di un tessitore di Raveloe, Silas Marner, un racconto di gente comune, di personaggi mediocri e contraddittori. La fortuna editoriale di George Eliot in Italia non è stata mai grande: pochi titoli, spesso irreperibili.
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Una ragione possibile di questo ostracismo, che è esteso da noi coerentemente a due scrittori alla Eliot affini come Thackeray e Trollope, sembrerebbe l'attenzione esclusiva alla «gente comune»; fatto di per sé già colpevole, in una tradizione letteraria che privilegia lo straordinario e l'assoluto. I personaggi della Eliot non sono eroi eccezionali, ma mediocri e contradditorie comparse, perché la stragrande maggioranza degli uomini è fatta «di questo stampo insignificante», in storie che nulla concedono al gusto del mistero e all'evasione. Silas Marner, il protagonista del romanzo, il tessitore di Raveloe cui viene dato di rigenerarsi attraverso l'esperienza dell'umana simpatia, è un buon esempio del lavoro della Eliot intorno a un ritratto morale in evoluzione. La scrittrice ne accompagna l'intero percorso, commentandolo con discrezione e perfino con humour e chiudendolo nel cerchio dell'apologo felice, come storia della redenzione. Il ritratto psicologico va di pari passo con la tesi che l'isolamento dell'uomo dai suoi simili conduce necessariamente all'infelicità e Silas, «oltre che un'allegoria del destino umano, riesce un vivo e robusto personaggio reale» (Praz), «l'interprete umanissimo delle tempeste della nostra coscienza» (Chesterton), «un uomo le cui tormentate vicende sono confrontate con la vita umana» (V. Woolf). La letteratura della Eliot si fonda sull'esperienza reale, nel senso che, nei confronti della realtà, il suo compito è quello di metterla a fuoco, garantendo fedeltà al vero. «È per questa rara, preziosa qualità di fedeltà al vero che mi incantano tanti quadri olandesi», scrive l'autrice.